Autore: James Agee
Un libro così breve che è più spessa la copertina che l’intero volume di pagine. Quest’opera datata 1939, era stata scritta per la rivista ‘Fortune’ , ma non fu mai pubblicata. Nel 1968 arriva al grande pubblico. Un diario di viaggio che appare più come una passeggiata in solitaria, di quelle che si fanno la domenica mattina con la mente sgombra da pensieri e lo sguardo curioso che si poggia in ogni dove. Troviamo tra queste pagine l’anima di Brooklyn, una panoramica puntuale e sincera dell’intero quartiere americano nel suo complesso.
Sono gli anni della grande migrazione, il quartiere è diviso in zone popolate dalle diverse etnie convogliate nella stessa zona geografica che conferiscono ognuna, un’architettura ed un carattere diverso ad ogni segmento topografico occupato.
Italiani, africani, ebrei, irlandesi, slavi, formano un miscellanea di culture riuscendo a mantenere però le loro peculiarità intatte.
“…le facciate in stucco sono spesso italiane e di solito non colorate…lungo cinquemila finestre del primo piano nella loro oscurità, imboscati dietro avvolgibili abbassati…gli occhi di donne che invecchiano acquattate i fissano quell’unica porzione di strada…”
In quel di Brooklyn ci vivono i ricchi, i poveri e i poverissimi; alcuni stanno seduti sui gradini dei palazzi, altri si ritrovano fuori dai bar; viaggiano su autobus lenti portando a spasso il loro sguardo malinconico che mettono in mostra dietro il finestrino; mangiano nelle tavole calde e portano a spasso i bambini. Ci sono tantissimi bambini.
“…davanti ad ogni casa, lustra come un carro funebre, una carrozzina per bambini, tutte identiche, nere, lucenti di lacca, traboccanti di panni bianchi…”
I primi a colonizzare il quartiere furono i neri. Addirittura nella prima metà del 1600 ci furono i primi immigrati e, a fine del secolo, a Brooklyn aprirono le prime scuole per ragazzi in cui veniva insegnato il latino.
Quello di Agee è un stile di scrittura un po’ pesante, si parla di un resoconto del secolo scorso, resta comunque un documento interessante qualora si sia interessati a comprendere le dinamiche socioculturali ed economiche di uno dei quartieri newyorkesi più famosi. E chissà, probabilmente qualcuno che conosce bene quelle vie o ha avuto parenti che le hanno abitate, scoprirà nella descrizione di James che nulla è cambiato nei secoli.
O forse lo è.
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