Salgo sul treno tra la confusione di bagagli, trolley rovesciati, borse lanciate sui sedili per occupare i posti e braccia che si stendono nello spazio per liberarsi dai giacconi troppo pesanti. Un coro per niente armonico di voci di tutte le età con toni striduli, sordi, caldi, acuti ed eccitati. Scambio un rapido sorriso con gli altri passeggeri che mi stanno a fianco e mi accomodo accanto al finestrino.
E’ un finestrino fuori misura, che arriva sino al soffitto per poter rendere la corsa del treno ancora più spettacolare. Mi sento emozionata come un bambino di cinque anni, anzi, molto di più visto che il ragazzino accanto a me pare non apprezzare nulla di ciò che lo circonda e resta tutto il tempo con gli occhi ficcati dentro quel videogioco dai suoni snervanti che fuoriescono dal telefono della madre. Io al contrario non vedo l’ora di sentire il fischio del capo treno.
Mi rendo subito conto che quella col trenino rosso del Bernina è una corsa che si può fare in qualsiasi stagione dell’anno. Una voce dall’altoparlante annuncia le fermate e gli scorci più belli, mi sposto con una rapidità che fa invidia ad un leprotto affamato e passo dal finestrino destro a quello sinistro come una cavia da laboratorio che sbatte contro il vetro in cerca di una via di fuga. Mentre fotografo mentalmente tutto quello splendore, i campi verdi, i paesini in pietra delle piccole valli, le foreste sporcate dalla neve, le gole montane, i laghi azzurri e quelli ghiacciati, il luccichio argenteo del sole sulla neve fresca e la coda del treno rosso che attraversa una natura immacolata inerpicandosi su pendii e strade montane, il ragazzino col cellulare non si è nemmeno accorto che siamo già a metà del viaggio.
Giunta a St. Mortiz scendo dal treno a malincuore, vorrei ribellarmi ma non c’è nessuno con cui lamentarsi battendo i piedi “Voglio fare un altro giro uffa!”.
La città è molto piccola e, a meno che tu non venga qui per andare a sciare, o a dilapidare il patrimonio ereditato da un vecchio zio d’America, non offre molto tranne… un lago splendido lungo le cui coste passeggiare spensierati sino a tardi. Mentre assaporo la quiete della sera, là dove le luci si riflettono sullo specchio d’acqua e le papere interrompono la sua fissità con lunghe scie dritte, mi rendo conto di quanto possa essere bello svegliarsi con un lago e una foresta fuori dalla finestra e poi, come un virus di sistema, s’insinua nel cervello una domanda: a che livello del gioco sarà arrivato quel ragazzino?
La corsa di ritorno è ancora più emozionante, una bufera durante la notte ha ricoperto tutto nascondendolo sotto un manto di soffice neve. La velocità del treno solleva i fiocchi creando nuvole vaporose. Uno spettacolo assolutamente fuori dal comune che vale la pena vedere.





























