Poco più di settanta milioni (milioni!) di reperti, questo museo, inaugurato nel 1881, diviene un’istituzione indipendente dal British Museum solo nel 1963 ed acquisisce il nome di Natural History Museum appena qualche anno dopo, nel 1989. Una galleria collega la stazione della metro con il cancello d’ingresso al parco dell’edificio.
Prima che il custode giri la chiave della serratura, c’è già una gran fila in attesa dell’apertura e riconosco in tutti quei volti, la stessa curiosità che solletica la mia mente.
Faccio ingresso come una pallina lanciata a tutta velocità in un flipper. Corro senza alcuna necessità tra le sale del pian terreno per cercare di capire da che parte dover incominciare la mia visita. Con l’ intraprendenza di Ben Stiller, mi aggiro nelle immense sale semivuote con circospezione, cercando di sorprendere qualche scheletro di animale estinto intento a danzare sulle note di I love my body di Leila Akinyi. Purtroppo, dopo il primo giro di ricognizione mi rassegno all’immobilità che tra queste mura regna sovrana.
La prima sala è magnificente, la riconosco subito, è stata teatro di molteplici pellicole cinematografiche tra le quali le più conosciute credo siano: Paddington, Poirot e The Mummy. Un enorme scheletro di balena azzurra penzola dal soffitto sulle teste dei visitatori dell’atrio centrale. La sua dimensione fa effetto e tenerezza, la stessa sensazione che provo per le teche in vetro che mi circondano, piene di scheletri di animali che purtroppo non conoscerò mai.
Il museo è diviso in quattro settori:
- la zona arancione è quella col cocoon, una struttura ovoidale che si raggiunge con un ascensore a vetri che affaccia sul giardino. Per me la parte più noiosa del museo. Un allestimento quasi inesistente ed un percorso obbligato lunghissimo improntato sulla vita dei piccoli insetti. Non ho nulla contro gli insetti anzi, sono esseri incredibili ma, in sincerità col senno di poi, non avrei visitato questa parte.
- la zona blu è dedicata agli abitanti degli oceani, alla biologia umana e ai dinosauri. I corridoi erano infestati da bambini che gridavano felici manifestando tutto il loro stupore. Centinaia di piccole ditate opacizzavano i vetri che racchiudevano le numerose copie di ossa animali esposte in alternanza a pannelli illuminati da vari colori. Interessante ma no entusiasmante.
- la zona verde è dedicata all’ecologia, c’è la sezione di una gigantesca sequoia, uccelli impagliati provenienti da tutto il mondo e strani minerali. La definirei particolare. (La parte sui minerali è strepitosa!)
- la zona rossa è inaspettatamente quella che mi ha colpito di più. Evoluzione dell’uomo, vulcani e terremoti e….i tesori della terra. Si possono vedere delle pietre preziose grandi come palloni da rugby che fanno uscire gli occhi dalle orbite e spalancare le bocche proprio come faceva McWolf quando vedeva Red nei cartoni animati di Tex Avery.
Mi riposo qualche minuto ad un tavolo in legno dell’elegante caffetteria senza concedermi nemmeno uno snack. Il prezzo del biglietto non si paga, ma il museo riesce a fare grandi introiti tra tazze di tè, fette di dolce e souvenir venduti a prezzi da capogiro. Peluche che superano le cinquanta euro, libri per bambini che costano più di una cena per cinque persone e decorazioni per l’albero di natale a trenta euro ciascuna. Ma come fai a dire di no ad un bambino che ti guarda stringendo al petto uno stegosauro di acrilico e poliestere?
A proposito di dinosauri, l’attrazione più famosa è sicuramente Dippy. La perfetta copia di un Diplodoco ritrovato nel 1898 all’interno del Parco di Yellowstone in Wyoming. Il collo lungo, la testa piccola e la coda fine. Nonostante non sia altro che una replica, è lui la vera star del museo, talmente famosa da essere portata in giro in tour lungo tutto il Paese. Una specie di rock star che dal 1979 incuriosisce grandi e piccini.
Leggendo alcune notizie su questo finto scheletro trovo che, nel 2015, il direttore del museo decise si sostituire Dippy con la piccola balena. La scelta venne ferocemente attaccata dal pubblico che, contrariato, diede persino vita ad una petizione in difesa del dinosauro. Trovo tutto ciò altamente ridicolo. Le persone riescono ad affezionarsi alla finta copia di un antico scheletro di un animale estinto, e se ne frega delle decine di animali (veri!) che popolano il Pianeta e che per colpa nostra di anno in anno si estinguono. La giostra dell’ipocrisia.
Ma il mondo va così…non vali nulla a meno che non tu non sia sotto i riflettori…(magari di un’enorme teca di vetro!)

























































