Autore: David Le Breton
“Camminare significa aprirsi al mondo…”
Le prime cinque parole del libro ti permettono di entrare subito in un’altra dimensione, quella nella quale camminare non è solo movimento ma un atto d’amore verso noi stessi, un bisogno ancestrale che regola l’umore e permette di scoprire il senso della libertà.
In questo volume Le Breton descrive in maniera sublime un’atto tanto banale quanto elementare: il camminare, e lo fa mischiando alle sue, le parole di grandi pensatori e scrittori del passato come ad esempio: Thoreau, Stevenson, Barret, Rousseau, Lanzmann e Seneca.
Che differenza c’è tra la passeggiata e la marcia? Come mai camminare in mezzo alla natura fa così bene? Sono le persone che camminano in città a dare alla città stessa un motivo per esistere?
Capitolo dopo capitolo l’atto del camminare si trasforma acquisendo nuovi significati riuscendo così a reinventare il concetto di spazio e di tempo; in ogni parte del mondo l’andare a piedi assume connotazioni differenti: c’è chi lo fa per religione, chi per necessità, c’è chi lo fa per scappare o per restare; si scoprono così aspetti della quotidianità di diverse religioni e parti del mondo dove anche il semplice camminare, lo si fa in maniera differente. Ho scoperto ad esempio che in Tibet vi è la pratica del ‘lung-gom-pa’. Essendo l’aria più rarefatta, per compiere lunghe distanze le persone entrano in una specie di trans meditativo che permette loro di liberarsi dalla coscienza fisica e fondersi con la strada acquistando così un senso di leggerezza che permette una vera e propria fusione spirituale col mondo.
E quindi mi domando: non è forse questo che si cerca di ottenere da una passeggiata? Riuscire a liberarsi dai pensieri (…”il silenzio sfronda la persona e la rende di nuovo disponibile, debella il caos nel quale si dibatte…”) per ricollegare il ritmo del proprio respiro con quello della Terra, concedendosi un periodo di assoluto distacco dalle distrazioni e preoccupazioni della vita.
“…L’atto del camminare riporta l’uomo alla coscienza felice della propria esistenza, immerge in una forma attiva di meditazione che sollecita la piena partecipazione di tutti i sensi…”
In definitiva l’ho trovato un gran bel libro, mai noioso e ricco di considerazioni interessanti.
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