Autore: Tiziano Terzani
“Pechino è l’ultimo rifugio dello sconosciuto e del meraviglioso che esista al mondo.”
Una delle migliori penne e menti che hanno camminato su questa Terra, ci porta alla scoperta della Cina. Terzani si trasferisce a Pechino con la famiglia e risiederà nella complicata città per ben quattro anni sino al giorno in cui verrà arrestato, accusato di finti reati e cacciato dal Paese senza alcuna possibilità di ritorno. Ma questa è un’altra storia.
Il libro è un’attenta, acuta, sincera e leale descrizione di come la Cina viva gli anni sotto il comunismo di Mao. Quanto ci viene presentato è scevro di osservazioni personali o giudizi anzi, è un vero resoconto giornalistico degno della caratura dell’autore. Grazie a lui scopro che durante la ‘Rivoluzione culturale’ vengono abbattuti templi e antiche mura cittadine; i tradizionali negozi e le botteghe degli artigiani costruite con i classici tetti in legno spioventi vengono rase al suolo e al loro posto vengono edificati sterili e grigi palazzi di cemento. Scopro che le case vengono sequestrate e, da un giorno all’altro, le stanze divise ed affidate a più nuclei familiari. I giardini divelti, le statue sacre abbattute, negozi, ristoranti, cinema e teatri chiusi e per ogni quartiere esistono un solo bagno e un controllore. (ovviamente alle dirette dipendenze della polizia rossa)
“Ciò che ieri era buono oggi è cattivo, e può tornare ad essere buono domani. Un giorno ci dicono di elogiare un uomo, un altro giorno ci dicono di sputargli in faccia. Nelle mani dei nostri dirigenti, siamo come una vite. A volte la si stringe, a volte la si allenta.”
Mi si accappona la pelle nel leggere che vengono sterminati cani, uccellini e pesci rossi solo perché davano fastidio a Mao e rabbrividisco nel conoscere le storie di chi, dopo aver assistito alla violenta uccisione del proprio fedele amico a quattro zampe, è così povero che, con la sua pelliccia, ci fa cappelli e guanti da usare per l’inverno.
Gli occhi di Terzani si posano su realtà scomode e complicate, ci racconta la scuola che non è più una scuola, i campi rieducativi, le esecuzioni in piazza, la desolazione delle campagne, gli infanticidi dovuti alla legge del figlio unico e lo sterminio dei monaci del Tibet. Quattro anni che sembrano lunghi una vita, passati a viaggiare e ad imparare una lingua che non poteva usare con nessuno poiché i cinesi non avevano il permesso di mischiarsi con gli stranieri.
“Un’ intera generazione di cinesi è cresciuta senza conoscere i miti, le leggende o anche solo i nomi dei grandi imperatori, degli eroi, degli dei che nelle loro varie impersonificazioni formano quell’immenso Olimpo che ha animato la vita cinese per millenni.”
Una cultura martoriata da un dittatore la cui unica conquista è stata riuscire a non far tramandare e conoscere ad una generazione intera le tradizioni e la cultura di un Paese tanto vasto e ricco come la Cina, un romanzo quanto mai attuale ed importante, il suo significato sociale è indubbio, Terzani ancora una volta riesce a risvegliare le menti e le coscienze, a commuovere, spaventare ed emozionare quel tanto che basta per farci augurare di poter essere persone migliori.
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