Quando si dice destino….
Mentre ascolto la storia della vita di Maria Reiche, mi viene in mente solo un pensiero: se tu sei destinato a qualcosa, e non sei capace di trovarlo, quel ‘qualcosa’ troverà te.
Maria, matematica tedesca, giunge in Perù per fare da assistente ad un collega studioso di archeologia Paul Kosok. Fù così che un breve soggiorno, si trasformò in un’avventura lunga una vita.
I geoglifi del deserto di Nasca divennero il suo intero mondo. Maria fu completamente affascinata da questo luogo lontano dalla città, sconosciuto ed abbandonato; scoprì decine e decine di linee nel corso degli anni e smise persino di insegnare (cosa che le concedeva un piccolo stipendio) e non si dedicò a nessun’altra occupazione. Lo studio e la salvaguardia di queste linee erano l’unica priorità per lei.
Se affermiamo che oggi le linee siano visitabili solo grazie a questa donna, non commettiamo un errore. Ella dedicò la sua intera vita a fotografare, misurare e scrivere teorie su queste enormi figure disegnate sulla terra. Per vivere non aveva bisogno di molto, fece trasferire la sorella minore in Perù e grazie al suo lavoro (era medico) riuscì ad avere l’aiuto economico di cui aveva bisogno. L’archeologa non tornò più in patria anzi, prima di morire, prese la cittadinanza peruviana (cosa alla quale teneva particolarmente) ed è proprio qui, nel giardino di casa sua, che ha voluto esser sepolta, per rimanere accanto alle sue amate linee.
Che il deserto appartenesse proprio a lei, era scritto da qualche parte nelle stelle. Perchè lo dico? Beh fermatevi un’istante ed immaginate: siete nel 1940 vivete in Germania e, all’età di 37 anni, decidete di partire per il Perù. Così di punto in bianco. Ipotizzate poi di passare le giornate sotto al sole accovacciati a terra in mezzo al nulla, pensate di spolverare sottili solchi nel terreno, centimetro dopo centimetro, per centinaia di metri. Immaginate di farlo un giorno dopo l’altro, per mesi, per anni, per decenni. Pensate anche che non vi sposerete, non viaggerete, non vorrete possedere nessuna cosa materiale, né un letto comodo, né dei vestiti colorati, tantomeno dei gioielli o un servizio di piatti. Dalla mattina alla sera studiate e fotografate zone desertiche, spazzolate la terra e girate in lungo e in largo su uno sgangherato Volkswagen in cerca di nuovi geoglifi. Tutto questo finché le gambe riusciranno a reggervi.
E adesso ammettetelo: il deserto e Maria si appartenevano, non c’è altra storia.
Grazie a lei i peruviani hanno iniziato a proteggere queste magnifiche opere e al giorno d’oggi molti locali vivono di turismo. A partire dalla Reiche sono state scritte ipotesi e teorie sul significato di queste linee (puoi trovarle qui) e tutto il mondo ha potuto conoscerle.
Il museo sorge poco distante da alcuni luoghi di avvistamento, a qualche km di distanza dalla città di Nasca. Il deserto sconfinato color ambra circonda questo piccolo edificio. Dentro le mura color porpora la vegetazione è rigogliosa tanto da sembrare una piccola oasi fortunata. In mostra ci sono le foto dell’archeologa, i suoi disegni, la piccola stanza nella quale viveva con tutto l’arredamento presente alla sua morte. C’è il suo pulmino bordeaux e ci sono alcuni reperti di scavi come una piccola mummia dai capelli lunghissimi e dei resti di manufatti. La sua tomba è ovviamente ubicata in giardino, da qui infatti può vedere in eterno le stelle sopra sé e il suo amato deserto tutt’intorno.
Quando si pensa di essere inutili e di non poter fare nulla da soli, quando si pensa che una sola persona non possa fare molto né cambiare le cose…beh ecco…ricordiamoci di Maria Reiche, bionda, giovane e cazzuta che, da sola ha sfidato governi e malelingue ed ha regalato al mondo (e protetto dal mondo), queste opere straordinariamente uniche.
E sì, una sola persona può fare la differenza!.