Quando parliamo di tecnologia, la cosa mi appassiona più o meno come potrebbe appassionarmi il sapere tutti nomi dei vermi di un negozio di pesca.

Poi un giorno mi ritrovo in Giappone, (ci sono venuta intenzionalmente non ci sono finita per sbaglio come i protagonisti di  The Hangover), prendo la monorotaia e viaggio con il naso spiaccicato sul finestrino di punta in preda ad un attacco di infantile stupore. La città scorre sotto i miei occhi a diverse velocità, passo in mezzo a grattaceli e mi nascondo sotto grandi strade a scorrimento veloce, sfioro le vetrate di un ufficio al dodicesimo piano e poi ho quasi la sensazione di buttarmi in mare.

monorotaia

Scendo alla fermata sud della laguna artificiale di Odaiba, il paradiso per gli amanti dello shopping, dove tra ruota panoramica, sale cinematografiche, gallerie piene di negozi, musei, attrazioni per bambini e ristoranti per tutti i gusti, non sai veramente dove appoggiare gli occhi. Vi consiglio di fermarvi a cena in uno dei ristoranti del centro commerciale.

La vista sulla baia è strepitosa, c’è persino una statua della libertà in miniatura (non chiedetemi il perché, non ho fatto i compiti a casa), il ponte si illumina al calar della sera offrendo un panorama così romantico da addolcire anche il cuore più duro.

Nonostante il luccichio di milioni di lampadine e di miliardi di pixel dei maxischermo possano creare una certa confusione visiva, il silenzio regna sovrano e ti senti stranamente a tuo agio, proprio lì, in piedi, abbagliata da tutti quei colori fluo.

Tra tutte le cose che posso visitare su quest’isola, sono qui per lui: il robot gigante, Gundam! Mi faccio mille domande prima del grande incontro, io, che ho sempre e solo giocato con Barbie mi chiedo: avrà dei costumi di ricambio? Indossa le scarpe o gli stivali? Avrà degli accessori? Che ne so, come uno scudo gigante o una spada gigante o un arco gigante? Lo pilota qualcuno da dentro una piccola stanza ubicata sulla testa? O sul torace? O si muove con dei comandi da terra? Sarà in grado di camminare? E che cazzo…mica mi schiaccerà!

Troppe domande mi stanno creando una certa ansia. Le aspettative sono veramente molto alte, non vorrei restar delusa da questa magia tecnologica, come quando fecero ‘Barbie incinta’ e, invece di una piccola Barbie con il pagliaccetto da neonata, crearono una bambola con la pancia da scoperchiare come una pentola al cui interno c’era una piccola ‘Barbiena’ a testa in giù nuda e ripiegata su se stessa. Agghiacciante! Fortunatamente Gundam è un maschio, se mai gli avessero costruito un’apertura sulla pancia, cosa caspita potrebbero nasconderci dentro? Birre, come Bender di Futurama suppongo, sì è l’unica risposta plausibile.

É vermamente alto. Impressionante. Resto imbambolata su di lui con lo stesso sguardo inebetito che ho mentre la rotella arcobaleno gira sullo schermo del mio mac. Succederà qualcosa? Parlerà?

Resto in attesa dello spettacolo (ce ne sono ad orari diversi il pomeriggio e la sera) con gli occhi all’insù fissi sui suoi. Chissà se anche a questi ingegneri, ultimato l’assemblaggio, gli sono avanzati dei bulloni. Ecco che si accendono le luci dei pettorali, una musica fuoriesce da potentissime casse posizionate chissà dove, dei fasci di luce illuminano tutto il robot e, col cellulare in mano, mi sento come un regista che sta per filmare il miracolo della vita.

Gundam

Che ve lo dico a fare, muove solo le corna che ha in testa! Che delusione.

Come si dice? Grande, grosso e fregnone.

 

 

 

 

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