“Ma dove stiamo andando?”

“Mi sembra abbia detto che c’è un tempio da queste parti.”

“Un tempio?”

“Sì.”

“Allora, le cose devono essere due: o l’è molto lontano o l’è molto basso.”

“Perché scusa?”

“Ma come perché?! Siamo in mezzo al deserto da più di dieci minuti e non si vede nulla all’orizzonte.”

“Ma perché tu riesci a vedere a chilometri di distanza?”

“Certo.”

“Ma che dici! Tu vedi fino a un pezzetto.”

“Un pezzetto? Ma un pezzetto di cosa?! Certo che vedi per chilometri, sopratutto se non c’è un cazzo di nulla intorno. Altrimenti scusa… come facevano quelli in mare a gridare ‘Terraaaaa!!!'”

“Avevano il binocolo.”

 

Il Perù è un Paese davvero particolare, ha una miriade di siti archeologici immensi e di una bellezza rara, tutti diversi tra loro per costruzione e funzione, eppure…sono quasi tutti poco frequentati o addirittura sconosciuti.

Se avessi intrapreso la carriera da archeologa probabilmente avrei voluto lavorare qui, dove la sabbia nasconde tesori che continuano ad essere riportati alla luce, della serie: ‘Toh, guarda che ho trovato”. Mille occhi e mille mani che si succedono da secoli, eppure ancora è possibile recuperare reperti antichissimi.  Questo sito ad esempio, è stato scoperto agli inizi del 1900 ed è composto da un gruppo di templi che, nel 450 a.C., fungevano da centro cerimoniale, forse il più importante di tutto il Perù.

Sotto il caldo sole del primo pomeriggio, in mezzo ad una distesa di terra chiara senza alcun riparo, ci appaiono questi incredibili scaloni i quali, disposti come un dedalo di corridoi, formano una struttura piramidale che quasi si confonde con l’intero panorama circostante se non fosse per quel timido cartello azzurro piantato nel terreno.

Questo è il templo escalonado Cahuachi, distante una trentina di chilometri da Nazca . Uno dei luoghi più strani che abbia visitato, affascinante nella sua drastica semplicità. Sorge esattamente sul fianco sinistro del Rio Nazca, e questo non è un dettaglio da poco. L’acqua infatti era, ed è tuttora, uno degli elementi più preziosi al mondo e la maggior parte delle costruzioni che hanno a che fare con: potere, guarigione, riti religiosi o curativi  (non importa in che parte del Globo si trovino), hanno in comune tra loro proprio la vicinanza ad un corso d’acqua. (Ad esempio le piramidi d’Egitto o la più recente residenza Rocchetta Mattei)

La nostra guida, davvero poco comprensibile considerando la velocità d’esposizione ed il continuo miscuglio di inglese e spagnolo, ci mostra il percorso che i fedeli dovevano compiere per arrivare al cospetto del sacerdote, la figura più importante della società, colui che aveva il potere decisionale su praticamente qualsiasi argomento, il più acculturato, un mago, un santone, un veggente, colui che aveva il contatto diretto con il mondo immateriale, chi insomma…doveva essere omaggiato affinché intercedesse con gli Dei.

L’acqua, era gestita da lui.

C’è sempre stata questa ‘prostrazione’ da parte del popolo, a qualsiasi latitudine ed in qualsiasi secolo. C’è sempre qualcuno che indossa il mantello di intoccabilità e decide la forza del suo potere. Gli altri, la massa, devono fare lunghi pellegrinaggi, o scalinate ripide, o percorsi sulle ginocchia, o cammini impervi o, come in questo caso, sentieri arzigogolati in salita tra pareti di terra e mattoni lisci, e tutto questa fatica solo per: arrivare al cospetto del ‘potente’.

Con i suoi venti chilometri quadrati d’estensione, Cahauchi è considerato una specie di Vaticano del periodo antecedente alla colonizzazione ispanica. A vederlo così, con questo aspetto d’incompiutezza, pare un luogo di poca importanza, invece questo tempio terrazzato mostra il percorso che i pellegrini dovevano compiere per arrivare sino al sacerdote. Alcune stanze sono dedicate alla cerimonia delle offerte e venivano portati in dono frutti, cuy, oggetti d’artigianato e piccoli manufatti, insomma anche prima di Cristo l’aspetto ieratico riusciva a fare un business non da poco.

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