Una delle giornate più stupidamente divertenti.

Giungo agli Studios con quell’ansia fanciullesca che ci colpisce quando non vediamo l’ora di arrivare in un posto.

Continuavo a chiedermi “Quando arrivo? Quando arrivo? Sono arrivata? E adesso sono arrivata? E ora? Ma quando arrivo?” Mi sono dovuta fermare per arrestare tutta quella petulanza da martello pneumatico, sono scesa dall’auto, mi sono data un ceffone e mi sono comprata un caffè e una fetta di carrot cake per farmi calmare.

All’ingresso del parcheggio c’è già un po’ di fila, nonostante sia aperto da poco più di dieci minuti.

Vado verso il botteghino ripassando mentalmente il mio discorso degli Oscar. Sono quasi certa di inciampare distrattamente su qualche regista o produttore che mi dice “sei proprio tu il volto che stavo cercando per il mio prossimo film!” e allora fantastico ad occhi aperti: vestiti di scena, truccatrici, io che leggo il copione sul divano di una piccola villetta in collina … “Next!” grida il bigliettaio. Torno alla realtà, pago il biglietto, aspetto il resto e sorrido a quell’uomo già stanco che mi guarda da dietro il vetro con degli occhi da pesce cotto al forno, sorrido languida con un atteggiamento da piaciona come a voler suggerire “ricordati de sta faccia che diventerà na star, bello!” schiocco le dita e inclino la testa di lato.

Con molta probabilità avrà pensato “ma guarda sta matta!”

Quello dietro la porta d’ingresso è un mondo strampalato. Ci sono finti edifici di scena, decorazioni per Halloween, manichini spaventosi e piccoli locali in cui entrare.

La prima tappa è la casa horror.

Prendo il coraggio a quattro mani e …aspetta un momento…quattro mani? sono troppe! Oddio di chi sono queste mani?! Ahhhh!!!!

Stavo scherzando! É meglio sdrammatizzare un po’ prima di entrare attraverso una porta imbrattata di sangue.

Dopo pochi metri mi ritrovo a camminare strisciando il piede destro a terra davanti a me per controllare che non ci siano ostacoli, porto le braccia avanti e ho paura di muoverle e di toccare qualcosa che mi spaventi a morte. Improvvisamente alla mia destra intravedo due piccole lucette rosse, mi giro a fissarle e..bam!..mi compare davanti un corpo appeso a testa in giù e dilaniato!

Tiro un urlo degno di un tenore al quale hanno strizzato le palle! La soffusa luce scompare di nuovo facendomi ripiombare nel buio tenebroso.

Non vedo nulla, ma proprio nulla. La musica è assordante e ad ogni passo sento qualcosa che mi tocca, delle frange di tessuto che pendono dal soffitto, delle mani che mi sfiorano sul fianco…faccio un balzo in avanti e vado addosso a qualcuno. “Sorry!” Dico prontamente “It’s ok!” Risponde. 

Benissimo! È un umano. Vero! Gli prendo la mano terrorizzata mentre continuo a gridare. Non sono fifona ma ho già sfiorato l’infarto una trentina di volte. 

Dopo dieci interminabili minuti vedo la luce. Allento la presa e scorgo per la prima volta il volto del mio salvatore. 

Un marcantonio di un metro e novanta bello come il sole che mi sorride divertito. Poco avanti tre bambini di diverse altezze con la stessa maglietta gridano “Dad Let’s do it again!” 

bambini: 1 – daniela:0 

Le attrazioni sono tantissime, ci sono simulazioni 3d di robot giganti, una sala cinematografica dove proiettano un inedito Shrek da morir dal ridere. Tutto sembra così reale, i personaggi prendono vita davanti ai miei occhi grazie agli occhialini rossi e blu addirittura, con il vento in scena, si accendono dei ventilatori e quando ciuchino starnutisce, ti arriva in faccia uno spruzzo d’acqua… ahhahah una roba spassosissima! 

Poi partecipo ad uno spettacolo fantastico! Una specie di guerra tra pirati, dove tra acrobazie, combattimenti, sparatorie, bombe in acqua ed effetti speciali, due gruppi di persone si sfidano all’interno di una città costruita con impalcature in ferro dentro una vasca gigante.

Wow! Artisti straordinari. E mentre fantastico di saltare tra una fune e l’altra, atterrando sulla barca per ripartire ad alta velocità lasciandomi su un cumulo di macerie…mi arriva un messaggio, guardo il cellulare, è da parte delle mie ginocchia e dice: “nun ce devi manco pensà!”

Vado verso le giostre di Krustyland.

Entro nel market in preda a shopping compulsivo ma, ahimè, desisto dato i prezzi folli. Mi concedo qualcosa al negozio di Willy Wonka e poi inizio il tour dei set cinematografici.

Serie tv e film hanno luogo proprio lungo queste strade. 

Sono ancora in cerca del regista su cui inciampare. 

Ci fanno assistere a varie simulazioni incredibili e quasi quasi mi accontenterei di fare manovalanza in qualche set. 

Ci fanno vedere come si realizza in due secondi un set con metropolitana crollata e scoppio di una cisterna. La scena dura circa venti secondi, poi camion, cavi, soffitto e pavimento ritornano al loro posto come se nulla fosse accaduto.

Qui invece hanno girato delle scene del film “The shark”

Questo aereo viene usato per commedie e film per ragazzi. Ahahah spererei di no.

Incredibile, è tutto studiato nei minimi particolari. Entusiasmante.

Mi piace tutto. 

 

Faccio una pausa al ristorante di Forrest Gump il Bubba Gump.

Passeggio nel lungo viale dello shopping, faccio dentro e fuori dai negozi attirata da colori e profumi. Poi…. vedo in lontananza un giovane vestito con la tuta da paracadutista. “Chissà se fanno qualche spettacolo qua vicino” penso. Gli vado incontro per domandarglielo e lui mi indica un tubo trasparente nel quale roteano leggiadri due in tuta rossa. 

Mi si accende una lampadina sulla testa. 

“Voglio farlo anche io!” 

Mi iscrivo, pago e seguo la lezione. 

Indosso la tuta, il casco e poi… 

Una sensazione meravigliosa! 

Non mi sono mai lanciata col paracadute perciò per me è una cosa del tutto nuova. 

Mi sento leggera, libera e profondamente divertita. 

L’aria sotto di me mi spinge in su’ e giù ad intervalli. 

Rimetto i piedi in terra malvolentieri. 

Il tempo è tiranno, e.. tirann tirann… è già finito. 

Purtroppo per l’ Oscar dovrò ancora aspettare. 

Rispolvero il discorso mentre mi immetto nel traffico di Los Angeles. 

“Thank you, thank you” mi sventolo la mano davanti al viso mentre mi commuovo e gli occhi diventano lucidi. Mi guardo allo specchietto retrovisore 

“Cazzo sarei un’attrice formidabile!”

 

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