Mattina presto. 

Mi rigiro nel letto e faccio uno strano rumore.

E’ il mio stomaco che gorgoglia. Sì, avete capito bene,  è lo stomaco!

Mi lavo, mi vesto e vado in garage a prendere l’auto. Questa mattina colazione fuori. 

Occhiali da sole, musica ad alto volume e finestrino abbassato. Il vento fresco del mattino mi accompagna mentre percorro la strada verso Santa Barbara. 

Mi fermo sul lungo mare per prendere un caffè americano da asporto, una delle cose che mi mancherà di più al mio rientro in Italia. 

I primi surfisti stanno entrando in acqua con le loro tavole dai colori lucenti.

Dopo circa 30 minuti sto parcheggiando nel centro di questa deliziosa città.

Vado dritta da Jeannine’s uno splendido locale dove fare un’ottima colazione o un brunch.

Questi sono in assoluto i migliori pancake ai mirtilli mai mangiati in vita mia. 

Faccio i miei complimenti allo chef che dalla cucina mi regala un sorriso e mi fa un inchino.

La città ha un sapore tutto mediterraneo, con case basse di stucco bianco e tegole colorate. Antica colonia spagnola, Santa Barbara è poetica e rilassante, si sviluppa tra le colline e il mare ed è un piacere percorrere la via centrale di State Street con tutte le boutique, ristoranti e locali che attirano la tua attenzione passo dopo passo. 

 

Per ammirare la città dall’alto sono andata a visitare il County Courthouse.

Bellissima struttura arricchita da mattonelle colorate e un chiosco interno dove alte palme s’innalzano da un prato verde molto curato.

Percorrete le bellissime sale interne sino alla torretta dell’orologio dalla quale potrete ammirare la città dall’alto. Non vedere grattacieli, strade affollate, e cemento è sempre uno spettacolo piacevole.

 

Mi pervade una strana sensazione, mi sento una giovane in pensione. 

Già pare strano a dirsi, ma sarà l’atmosfera rilassata, l’odore di fresco, no so, saranno i sorrisi cordiali delle persone che fanno la spesa al mercato degli agricoltori ma, penso proprio sarebbe il posto perfetto dove trascorrere la vita dopo la pensione. 

Continuo a camminare con quello strano ghigno di chi è rilassato e vuole farlo sapere a tutti. 

Ci sono dei pianoforti per strada, alcuni dipinti altri decorati con delle coperte fatte all’uncinetto. 

Qualche turista si toglie lo zaino e inizia a suonare per il piacere dei passanti. 

Mi cimento anch’io, premo i primi tasti solo per divertirmi un po’, purtroppo si fermano i primi tre curiosi ad ascoltarmi. Ci vuole molto poco a capire che sto suonando le solite venti note a ripetizione. 

In questi momenti mi domando? Perché facevo finta di non essere in casa quando la mia maestra suonava il campanello per darmi lezione? Ah già…perché era fastidiosa come un sassolino nella scarpa. Mi ha fatto odiare così tanto il pianoforte, che in quattro anni di lezione sono riuscita a non imparare nulla!

I poveri tre malcapitati se ne vanno fischiettando per non farmi rimanere male, io faccio lo stesso anche perché, il proprietario del negozio di fronte è uscito in strada e mi sta guardando con aria minacciosa. 

Sulla via principale ci sono due teatri : il Granada e l’ Arlington. Quest’ultimo è qualcosa di favoloso! 

Purtroppo non si potevano fare foto all’interno ma sono rimasta affascinata da questo insolito e particolarissimo teatro. 

La sala ha tre file di poltroncine, lateralmente ci sono i balconcini. Ma non c’è una classica balconata bensì, terrazzini di piccole casette in muratura che circondano tutto il teatro.  Come se il palco si trovasse in una vera piazzetta di una vecchia cittadina.  Addirittura il soffitto è blu come il cielo notturno.  Sono rimasta letteralmente stupita. Non me lo aspettavo proprio, anche se la signora alla cassa mi aveva detto che era molto bello, mi aspettavo di vedere molto tessuto rosso e decorazioni dorate e invece.. che fantastica scoperta.

Mi spingo verso il mare ma vengo attirata da una musica travolgente. 

Mi avvicino ad una villetta e vedo nel patio antistante molta gente parlare, versarsi da bere e mangiare dei dolci. Una festa! Benissimo. Mi sorprendono a sbirciare dalle porte a vetri e sorridendo mi invitano ad entrare. 

Nel giro di due minuti avevo stretto una cinquantina di mani, avevo un bicchiere con del succo di frutta in mano e nell’altra un muffin al cioccolato. 

Sono quasi tutti over sessanta. Vestiti come hippie un po’ sudaticci e felici. 

Mi piace tantissimo l’atmosfera che si respira. 

Do un morso al dolcetto e vado verso la sala da ballo.

Balli di gruppo! Stupendo! Infondo avevo ragione! E’ un luogo stupendo dove vivere in pensione! Mi vedo già a slogarmi l’anca su questo parquet non lontano dal mare. 

Dopo una mezz’oretta ringrazio e mi dirigo verso il molo. 

 Sulla spiaggia ci sono dei teli lasciati dai veterani per raccogliere qualche spicciolo.

Da sopra il pontile puoi lanciare la moneta e provare a fare centro nel barattolo posizionato in mezzo al telo.

Una persona attira la mia attenzione,  un uomo con una lente d’ ingrandimento che decora oggetti in legno grazie al calore del sole. 

Prendo un bracciale bellissimo e ci faccio scrivere Santa Barbara all’interno.

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Sul pontile c’è un un ristorante piuttosto conosciuto. Fuori dalla porta c’è un registro, chi arriva si segna e aspetta che si liberi un tavolo. 

Metto il mio nome e aspetto. 

La specialità della casa è il granchio. Polpette, zuppa, granchio lesso. Il luogo è così sporco all’interno, con quei pentoloni pieni di zuppa cremosa di pesce e le vasche in bella mostra, da essere tanto folkloristico quanto buono. 

Dopo aver sparato una chela direttamente in faccia ad un padre di famiglia che mi stava a fianco e, dopo aver fatto ridere a crepapelle figli e moglie, sono riuscita ad ammirare l’oceano. 

L’acqua increspata da lunghe onde che s’infrangono sui piloni in legno del pontile. 

Persone che passeggiano sulla sabbia e coni gelato che si sciolgono. 

E’ stata una bella giornata, è ora di rientrare e di fermarmi nuovamente in quel bar lungo la costa con il mio caffè in mano e i bagnanti che prendono gli ultimi raggi del sole. 

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