Chi di voi non ha nell’armadio almeno un paio di jeans strappati. E quanti di voi li hanno comprati già così, rotti intendo!? Le mode seguono strade veramente strane, ci facciamo influenzare come tanti ebeti e ci vestiamo di ridicolo solo perché va di moda. Mi viene un po’ complicato parlare di sobrietà e rigore in un articolo dedicato al Giappone se solo penso che qui puoi incontrare ragazze vestite da cameriere con pizzo e minigonna e uomini attempati vestiti da personaggi dei cartoni animati. Qualche orsacchiotto rosa gira indisturbato tra i negozi e in metropolitana potresti imbatterti in persone con parrucche colorate e tute piene di unicorni e cupcakes con le faccine. (Se solo ci fosse la moda del pigiamone di flanella invece dei leggins, io sarei a cavallo!)

In Giappone la cosa è un tantino più complicata. Potete vestirvi come pirla se la cosa vi diverte ma, gli indumenti della tradizione nipponica seguono antiche regole e nulla è lasciato al caso, dai colori, ai tessuti, alle forme. E su queste cose non si scherza.

Visitando Kyoto potrete imbattervi in numerose persone che indossano questi meravigliosi abiti. Fate attenzione a non confonderle con delle Geisha, non c’entrano assolutamente nulla!  In questa città ci sono molte sartorie specializzate che noleggiano i kimono per permettervi di passeggiare per le vie del centro assaporando a pieno il loro stile. Se l’idea vi sconfiffera sarete delle eleganti e allegre macchie di colore tra tutto quel marrone scuro delle basse case in legno della città.

Il kimono è il vestito lungo dai colori più improbabili, solitamente con una fantasia a fiori il più sgargiante e accesa possibile. Intorno alla vita viene legato l’obi, una stola di seta o broccato che si annoda sulla schiena con un grosso fiocco voluminoso. Fantasia e colori sono messi in contrasto per esaltare entrambe i capi di abbigliamento.

L’ haori è la giacca di seta dalle ampie maniche mentre la yukata è la vestaglia più lunga che si chiude in vita (proprio come le nostre vestaglie da camera).  Chi veste in maniera tradizionale non può farlo indossando stivaletti o scarpe da ginnastica, dovrà rispettare l’abbigliamento in tutto e per tutto e calzare i tabi, i calzini con l’alluce separato e un paio di zori, i sandali ad infradito rivestiti di seta. (Ho visto poca gente camminare con un paio di geta ai piedi, cioè con quei sandali di legno che hanno le due strisce orizzontali al posto della suola, non so proprio come riescano a rimanere in equilibrio con quel tipo di calzatura! Io perderei gli incisivi al primo passo.)

Potrete anche incontrare persone che indossano gli hakama cioè quei pantaloni dal taglio largo che ricordano un’ampia gonna e che venivano usati dai samurai per andare a cavallo.  Io trovo molto più che affascinante tutto il panorama del vestiario giapponese. Senza nemmeno un capo attillato, abiti disegnati con tagli squadrati e ampi, colori che sembrano fare a cazzotti tra loro…mi aspettavo sbucasse Enzo Miccio da dietro l’angolo per gridare “ma come ti vesti?!” e invece…fanculo! Loro sì che sono eleganti. La morbidezza dei tessuti e delle linee crea un eleganza unica; i colori della seta e le fantasie dipinte a mano rendono lo ‘stile’ una cosa del tutto personale nonostante le regole. Perciò va bene abbinare il viola con il rosa e con il marrone e, stanno benissimo insieme il verde con il blu. Giallo, porpora, grigio e azzurro? Perfetto. Ogni colore sembra avere il suo spazio e il suo equilibrio.

Ma nulla di tutto questo ha a che fare con le Geisha.

Se andate nel quartiere di Gion a Kyoto, specialmente dalle cinque e trenta del pomeriggio, potreste avere la possibilità di vederne passare qualcuna. In queste vie ci sono i locali storici, ristoranti e sale da tè. Luoghi dove le Geisha si esibiscono e intrattengono i facoltosi ospiti con le loro arti.

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Loro sono un mondo a parte. Sono quasi delle apparizioni. Potrai riconoscerle dal pesante trucco bianco del volto e dalle acconciature elaborate e curve. Sono così perfetti i loro capelli che sembrano quelli dei personaggi della Playmobil. Camminano velocissimo le Geisha, nonostante abbiano una falcata molto stretta a causa dell’abito che stringe sulle gambe. Sembrano tutte in procinto di partire perché sulla schiena hanno le stole in seta piegate in maniera squadrata e rigonfia e, da lontano, potresti confonderli con degli zaini. Non sorridono, non ti guardano, non ti parlano. Questo loro essere inavvicinabili, le rende ricercatissime. Flotte di fotografi si appostano anche per ore sperando di vederne passare una da immortalare. Gion al calar della notte assume l’atmosfera di un safari fotografico. Immobili vicino agli angoli delle strette strade deserte e silenziose, viaggiatori di tutto il mondo si scambiano occhiate e piccoli segnali. Qualche verso fatto con la bocca, un’ indicazione rapida con l’indice o una suola strusciata a terra velocemente per richiamare l’attenzione. Ci sono i cartelli che dicono ai turisti come comportarsi. É vietato fermare una geisha, è vietato mettersi davanti o ostacolarle il cammino, è vietato gridare, rincorrerla o toccarla. Quindi state fermi e aspettate. Aspettate pazientemente di poterne incontrare una per ammirarla in tutta la sua bellezza.

Sono rapidissime, come delle farfalle. Vi è mai riuscito fotografare una farfalla in volo? Ma dai è impossibile! Dovete per forza aspettare che si posi e fare attenzione a non spaventarla.

Solo così potrete godere della sua insolita e unica bellezza.

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