Durante un’intervista Tiziano Terzani spiegava alle telecamere il motivo per il quale avesse concepito l’idea di mettere gli occhi ad un albero.

Egli disse:  “…noi pensiamo sempre che gli alberi siano cose che si possono tagliare, che si può far legna, allora a questo (indica un grande albero) ho messo gli occhi. Sono occhi indiani perché li mettono sulle pietre perché, se Dio è dovunque, per renderlo visibile ad una mente semplice bisogna che c’abbia degli occhi, che sia come un umano. Allora ho portato dall’India questi occhi e li ho messi a quest’albero, e li ho messi per mio nipote cosicché gli potevo spiegare che quest’albero ha vita…ha gli occhi come noi, e che non è che lo si può tagliare così impunemente perché lui ha una sua logica di essere qui. Che tutto ha il diritto a vivere, anche quest’albero. E se proprio un giorno andrà tagliato perché cade sulla casa o qualcosa, bisognerà almeno parlargli e chiedergli scusa…”

Parcheggio a Casa Cucciani. Ci sono un paio di cartelli ma non è ben chiara la direzione. Bisogna attraversare il piccolo raggruppamento di case. Non abbiate paura di introdurvi in proprietà privata, oddio a dire il vero credo proprio che lo sia ma, superato il lungo terrazzo antistante la colonica in pietra, si arriva ad un sentiero in mezzo al bosco riconoscibile dalla sottile linea di terra più chiara disegnata lungo il percorso.

In pochi minuti ci si addentra in una fitta vegetazione fatta di stupendi alberi dalle enormi radici che fuoriescono dal terreno come tentacoli in movimento. Sono incredibili, il loro colore grigio chiaro risalta ancora di più sullo scuro terreno e sul brullo sottobosco. Alcune hanno forme rigonfie altre allungate e si avviluppano attorcigliandosi come in grossi nodi e abbracci.

Il sentiero continua per qualche chilometro ma l’albero con gli occhi appare dopo nemmeno 15 minuti di cammino. Un piccolo cartello sulla sinistra invita a passare attraverso ad un muro di arbusti. Si entra in uno spazio pianeggiante non molto ampio al cui centro troneggia un albero il cui tronco si è piegato cosi tanto da essere praticamente parallelo al suolo. Su di esso ci sono attaccati moltissime lettere, bandiere colorate, piccoli oggetti, amuleti e foto. Chi viene qui lo fa per osservare qualche minuto di raccoglimento in un luogo caro allo scrittore. Lui stesso lo definì come il suo ‘rifugio’.

E io che credevo che la vista fosse il vero motivo per cui si chiamasse albero con gli occhi! Che sciocca. Pensavo realmente che fosse una pianta così fortunata da abitare in qualche assurdo luogo nel bosco da quale godere di un panorama senza eguali.

Beh, in effetti non mi sono sbagliata poi di molto, qui la vista sulle montagne è splendida anche se, chiaramente, il messaggio che Terzani voleva dare al luogo adesso mi è più chiaro.

L’albero ha gli occhi non per poter vedere, ma per farsi guardare.

Perciò sia chiaro anche a voi: ogni essere vivente (in quanto tale) è animato da un’energia e che esso sia un cervo, un fungo, un uomo o una pianta rampicante, il diritto alla vita è il medesimo.

 

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