Nella seconda metà del 1800 Cesare Lombroso iniziò a studiare la fisiognomica, gettando le basi per teorie pseudoscientifiche che portavano avanti l’idea di una correlazione tra la fisicità di un individuo ed il suo temperamento. Nel libro ‘L’uomo delinquente‘ ritroviamo le teorie più accreditate (all’epoca) di un legame tra la forma del volto e l’indole umana; ogni comportamento che non si confaceva alla ‘normalità’ sociale, veniva giustificato con qualche misura, ad esempio: quella della distanza che intercorreva tra l’occhio destro e il sinistro, oppure veniva misurata la forma più o meno allungata del naso o,  venivano controllati i centimetri di una mascella che poteva quindi risultare troppo prominente o poco accentuata. Lineamenti ed espressioni del volto erano diventati quindi la chiave per determinare il carattere di un soggetto.

Per sviluppare le numerose teorie, Lombroso iniziò a collezionare preparati anatomici, disegni, fotografie, corpi di reato e manufatti realizzati all’interno di manicomi e carceri. Tra le poche sale di questo museo vengono esposti volti in cera, decine di teschi umani e fotografie di vecchi galeotti. Il medico criminologo sosteneva di poter individuare una prostituta un ladro o un mascalzone guardandone la fisicità. Se oggi dovessi applicare alla gente che incontro per strada le teorie da lui descritte nel suo voluminoso libro, mi renderei conto di aver intorno a me una gran quantità di cerebrolesi o criminali.

Le raccolte si ampliarono notevolmente a partire dagli anni Novanta del 1800 quando il nuovo codice penale (codice Zanardelli 1889) concesse la possibilità di prelevare dai cadaveri dei detenuti, parti anatomiche ai fini scientifici.

Lo studioso non si limitò a studiare i corpi provenienti da manicomi e carceri, insieme a collaboratori prelevò crani (sempre di gente considerata pazza o delinquente) da vecchi sepolcreti in giro per l’Italia. Lombroso morì nel 1909 poco tempo dopo l’ inaugurazione del museo. Dopo aver passato anni a studiare corpi degli altri, a onor di coerenza, donò il suo alla ricerca scientifica. Lo scheletro è ancora esposto nelle sale del museo di anatomia che si trova al piano inferiore. (Il terzo museo visitabile all’interno della stessa struttura è quello della frutta.)

Avrei preferito mostrare qualche immagine dell’interessante museo ma, mi hanno proibito di fare fotografie, giustificando la strana richiesta come: divieto imposto dalla direzione universitaria in virtù di una legge europea che impone di non riprodurre immagini riguardanti parti del corpo umano, come teschi o scheletri. Il numero della legge non me l’hanno saputo dire, e nemmeno io sono stata capace di scovarlo su internet, di contro… ho trovato centinaia di foto che ritraggono l’intero museo, (teschi e scheletri compresi!). Perciò, se siete curiosi, basta googolare il nome del museo e sarete accontentati nel brevissimo tempo di un click.

La criminologia ha preso altre strade col passare del tempo, resta il fatto che ancora oggi chiunque di noi, almeno una volta, ha detto a voce alta ‘minchia quello ha proprio la faccia da delinquente!’ oppure, ‘gli si legge in faccia che è un pezzo di m..’.

Inizio a ridere pensando alla possibilità che queste teorie riprendano adesso il sopravvento, avremmo un boom della chirurgia estetica e chiunque, pur di non essere additato/a come malavitoso o poco di buono, farebbe  ricorso a qualche ritocco per ottenere il viso da angelo del paradiso.

Oddio, a pensarci bene, per decenni ci hanno imposto come modello la Barbie! Tutte volevano essere (e forse ancoraggi è così) la bambola dai capelli biondi. Assurdo… anche perché, se la guardiamo attentamente, Barbie ha proprio una faccia da troia.

 

 

 

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