Non sono mai stata a fare un safari in Africa e questa terra battuta color arancio mi ricorda uno dei paesaggi di quel Continente che mi appare dalle foto altrui (che tanto invidio), così selvaggio e romantico.

Mi sento fortunata a godermi questo panorama in solitudine e gli occhi fanno una scorpacciata della miriade di sfumature di colori che la natura tutt’intorno mi offre.

La cittadina di Richmond upon Thames è straordinaria, elegante, piccola, decisamente british. Sulla sua parte alta, poco distante dal parco che costeggia il fiume, si accede all’ingresso di questa tenuta incredibilmente affascinante. Si tratta di un appezzamento terreriero enorme (tanto che per visitarlo tutto consiglio di noleggiare una bicicletta o di prenotare una passeggiata a cavallo), poco meno di 1000 ettari e sei cancelli d’ingresso dislocati lungo il perimetro. Non solo è il più grande parco di Londra, ma è il giardino verde recintato più grande d’Europa.

Faccio i primi metri col sorriso di un ebete. Ad una ventina di metri da me ci sono cervi e daini che brucano l’erba e riposano sdraiati al sole non curanti dei ciclisti che pedalano a qualche centimetro da loro. Praticamente il Paradiso in Terra! Una perfetta convivenza tra animali selvatici ed esseri umani.

Mi muovo lenta per non farli scappare, tolgo la suoneria al telefono ed assumo la posizione del ‘giapponese in viaggio’: telefono alla mano e busto proteso in avanti a scattar foto a raffica. Un gruppo di ragazzi intenti a fare jogging passa proprio davanti a loro, impreco interiormente per il timore che facciano scappare i miei modelli color ambra dalle lunghe corna vellutate ed invece…quelli se ne fottono altamente. Smetto dunque di avanzare con il passo di un ladro dentro ad un caveau e torno a camminare come una persona senza squilibri mentali.

Scoiattoli, uccellini e volpi popolano l’area che si mostra ricca di vegetazione e sentieri. Proprio al centro di essa si trova un lago, abbastanza esteso, dal quale si ramificano dei piccoli corsi d’acqua che alimentano un bacino più piccolo.

Tempo fa lessi una frase di John Muir: “in ogni passeggiata nella natura, l’uomo riceve molto di più di ciò che cerca.” -Bisogna essere pronti a ricevere-, aggiungerei io. Guardarsi intorno non basta. Un luogo così va assaporato col cuore, bisogna coglierne ogni singolo profumo, odore, movimento. Il filo d’erba che si piega al vento e la piccola foglia che ondeggia attaccata ad un esile rametto scuro. Le nuvole gonfie soffici e bianche che spostano l’ombra sul terreno,  i sassi grigi che ti fanno lo sgambetto lungo la via. Ci sono api, ragni che tessono le loro splendide ragnatele sulle staccionate in legno che proteggono la vegetazione più delicata; fiori sui cui petali si addormentano piccoli insetti e lucertole dalla lunga coda che si nascondono tra le crepe del terreno appena sentono che ti avvicini. Fare la riverenza passando vicino agli alti alberi, che sono decenni che vedono passare gente sotto la loro chioma. Se ci pensate, è pura magia. Diamo sempre tutto per scontato, non facciamo caso più a nulla, non ci stupiamo per un piccolo fiore che riesce a sbocciare nonostante l’asfalto eppure, dovremmo gioire di tanta ricchezza e fare l’applauso a quello stelo sottile che ritto e fiero guarda al cielo. 

Questo parco ha risvegliato la gioia infantile, mi metterei a correre se solo le ginocchia mi consentissero di farlo senza farmene atrocemente pentire a fine giornata. Rido senza far rumore, come facevano quelli nelle ultime file di banchi in classe. Non c’è nessuno nel raggio di centinaia di metri ma non vorrei che si avvicinasse qualcuno richiamato da qualche mio gridolino esplosivo. Sono felice, caspita, vorrei gridare. Faccio piroette, come le farebbe una bimba di quattro anni alla quale hanno appena regalato un tutù.

Non c’è smog, non c’è fretta, non c’è l’uomo. Natura e basta. Praticamente il mio posto perfetto.

Per raggiungere questo luogo incantevole da Londra, s’impiega meno di un’ora. Da Victoria Station si prende il treno in direzione Clapham Junction, si scende a quella fermata e si prende un altro treno sino a Richmond. Poi, dalla stazione sino al parco, saranno 15 minuti a piedi. Si attraversa il centro, si costeggia il Tamigi per un breve tratto e si sale su Richmond Hill dove si trova uno degli ingressi.

Tutti i più grandi pensatori della Storia ad un certo punto sono voluti tornare alla Natura. Si sono ritirati in case con enormi giardini, in tenute di campagna o in eremi montani. Questo richiamo credo sia una necessità più che un modo per fuggire dalla società. Non so se sia l’età o questa frenesia opprimente delle nostre città ma, inizio a bramare anch’io un luogo come questo, in cui tutti i sensi si rilassano, si distendono e sembrano fondersi con il ritmo della natura circostante. Chissà magari, come cantava Cocciante (seppur con tutt’altro significato) …anch’ io prima o poi rinascerò cervo a primavera.

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